Il Garza e le sorgenti
Ultima modifica 3 maggio 2023
Garza, secondo Gnaga, deriva dal longobardo Wardia ossia guardia, difesa. Tale nome però ha probabilmente un’origine più antica potendo derivare dal reto-latino Gava / Gavera / Gaveretia (Fiume incassato) oppure da Warda / Garda (specchio d’acqua) ; per qualcuno potrebbe derivare dal longobardo Garza (cardo selvatico). Fino al XII secolo appare comunque indicato come Melo dopo di che come Carzia e quindi Garza.
Il Garza nasce da più sorgenti alle falde del Prealba sul versante est del Passo del Cavallo. Percorsa la Val Bertone, s’immette nella Valle del Garza, seguendo poi la statale 237 del Caffaro. Nel territorio del comune di Caino riceve numerosi affluenti tra i quali si possono ricordare: il Riello o Surago, il Pusigle, il Re, il Viur, il Merolta. Dopo un percorso di 23 Km entra in città a Porta Trento. Quì, prima d’essere deviato verso ovest nel XV secolo, proseguiva lungo via S. Faustino e attraversava i sobborghi della città ricevendo gli scarichi urbani e dando vita ad una miriade di canali e vasi nel sottosuolo cittadino.
Anche a sud della città il percorso del Garza è stato, nei secoli, oggetto di numerosi interventi per evitare i danni delle piene. Il torrente si disperde infine nei terreni ghiaiosi delle campagne di Ghedi.
Le sue acque sono state preziosa risorsa per tutta la valle: forza motrice di magli, di folli da carta, di segherie e mulini e il suo greto utilizzato come cava di sabbia.
Ma il suo aspetto non deve trarre in inganno. Sa gonfiarsi repentinamente e precipitarsi ribollente distruggendo edifici e colture.
I documenti ricordano le numerose inondazioni del XVI secolo, e in particolare quella del 1° maggio 1527. In tempi a noi più vicini possiamo ricordare quella del 1968, che costò la vita ad una bimba di tre anni, e poi quelle del 1990 e del 1992. Oggi, dopo le ultime opere eseguite per il rafforzamento degli argini e di imbrigliamento e scolmatura delle acque, possiamo guardare con maggiore tranquillità a questo torrente e godere delle sue acque che nel territorio di Caino sono tornate limpide grazie al sistema di depurazione e al completamento della rete fognaria.
Caino è ricco di sorgenti d’acqua, tanto che nel 1949 fu avanzata la proposta di cambiare il nome del paese in Millefonti.
Le sorgenti più rilevanti, come quantità e portata, sono dislocate in prossimità del Santuario della Madonna delle Fontane, nella Valle di San Giorgio. Particolarmente apprezzate per la qualità sono invece quelle che alimentano l’acquedotto di Pusigle. Forse a queste ultime sorgenti faceva riferimento il dottor Pietro Gerosa nel 1859, quando elogiava l’acqua salino ferruginosa di Caino consigliandola nella terapia delle affezioni gastriche.
La disponibilità d’acqua sorgiva è tuttora più che sufficiente alle necessità del paese, ma in passato doveva essere maggiore, tanto da giustificare studi, come quello dell’ingegnere e matematico G.B. Chizzola nella prima metà dell’ 800, per la loro utilizzazione ai fini dell’approvvigionamento idrico della città.