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La processione del Corpus Domini

Ultima modifica 3 maggio 2023

La processione del Corpus Domini (da: “Leggende e Storie di Caino” – Biblioteca Comunale 1979)

Una delle tradizioni più belle ed antiche del paese era la processione del Corpus Domini. In anni passati la processione di Caino era famosa e molti accorrevano da Nave, da Cortine o da paesi più lontani per assistervi. Era nota quasi come quella di Rezzato che pare fosse qualcosa di straordinario.

Già qualche giorno prima della processione il paese era tutto un fervore di preparativi. Le donne stendevano le lenzuola, quelle buone, che per tutto l’anno erano rimaste nel cassettone e stiravano le tovaglie col pizzo e i merletti, ricordo di vecchie mani abili e solerti, o si affrettavano a terminare ricami pazientemente intessuti in lunghe sere d’inverno accanto al fuoco. Gli uomini tagliavano le pertiche ed i legni necessari per tendere e sostenere i festoni e per l’occasione davano una rinfrescata al muro di casa. Ogni contrada andava a gara con le altre nel preparare gli addobbi più belli e sfarzosi. Quando i preparativi giungevano al termine, occhi esperti studiavano dai vari punti strategici l’effetto globale e suggerivano gli opportuni aggiustamenti. Alla fine, il percorso della processione era un fiore unico, un arabesco continuo di ricami in un’esplosione di colori.
Le curiose dei paesi vicini venivano per tempo, qualche ora prima della processioni, per poter girare liberamente le contrade, osservare, criticare ed eventualmente copiare prendendo mentalmente nota della fantasia di certe soluzioni.

Il sacro corteo non era meno fastoso e ricco di colore. In testa c’era il grande bandierone rosso che veniva tolto dal suo ripostiglio la notte del sabato santo, quando, al Gloria, veniva issato sull’organo. Seguivano poi, secondo un ordine preciso dettato da un cerimoniale antico, i vari gruppi parrocchiali: la Compagnia di S. Luigi con lo stendardo grande, l’Oratorio Femminile, le Madri Cristiane, gli Uomini con le loro bandiere. C’erano anche quadri viventi di S. Giovanni, S. Agnese, S. Lucia, rappresentati da ragazzi e ragazze in costume. La scelta di questi “santi” non era sempre facile né immune da screzi e gelosie.
Il punto focale restava sempre comunque il grande baldacchino sotto il quale il prezioso ostensorio d’oro custodiva il Santissimo.
In ogni contrada c’era un altare dove si sostava brevemente per benedire le case e la campagna. La processione partiva dalla parrocchiale, subito dopo la messa cantata, saliva la ripida stradina che porta a Villa Mattina e percorreva quella che ora è via don Gino Pirlo, all’epoca un viottolo in mezzo ai campi chiamato la via del Signur, per arrivare a Villa Sera. Da Villa Sera scendeva alla statale per risalirla fino alla piazza, dove attraverso la scalinata tornava alla chiesa.

Una famiglia del paese si tramanda da generazioni una storia riguardante un antenato. Secondo questa leggenda, tanto tempo fa, i briganti approfittarono della processione del Corpus Domini per portare a termine un’orribile impresa. Scesero verso il paese dalla valle della Madonna delle Fontane mentre il corteo, cantando sacri inni, lentamente muoveva dalla parrocchiale.
Armati di schioppettoni a trombone e di coltellacci, piombarono come falchi sulle donne proprio quando la processione arrivava a Villa Mattina. Strapparono dal gruppo una giovane, molto bella, appartenente ad una delle famiglie più facoltose del paese. Le urla della sventurata furono coperte dai canti e prima che le notizie frammentarie dell’accaduto giungessero agli uomini, che seguivano in coda, i briganti erano già in fuga. Fino a tarda sera squadre di volontari frugarono la boscaglia, ma dei banditi non fu trovata traccia.
Mai fu possibile comprendere le ragioni del rapimento: non fu avanzata alcuna richiesta di riscatto né si poterono formulare ipotesi fondate sull’amore o sulla vendetta. La fanciulla non fu ritrovata e il suo anziano padre, non potendo resistere ai penosi ricordi che ogni cosa in paese gli suscitava, abbandonò Caino per trasferirsi in città dove mori dopo pochi anni, si disse, di crepacuore.


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